Pomodoro da Industria: Foggia la Regina italiana
Colture | 01 agosto 2022

Pomodoro da Industria: Foggia la Regina italiana

La provincia pugliese rappresenta da sola quasi un quinto delle produzioni nazionali, offrendo rese spesso superiori ai 900 quintali l'ettaro.
In tema di pomodoro da industria destinato alle conserve, l'Italia è seconda solo agli Usa, primi produttori mondiali, superando così la Cina che si ferma al terzo gradino del podio. Oltre sei i milioni di tonnellate di pomodoro trasformati nel 2021, segnando un +17% rispetto al 2020. Grazie a questo dato, il Belpaese rappresenta il 16% della produzione mondiale e più della metà di quella europea, di cui ne contabilizza ben il 52%. Intorno ai 3,7 miliardi di euro il turnover delle industrie di settore, rappresentato per poco più del 50% dalle esportazioni. Quanto a rese per ettaro, nel 2021 la media nazionale è stata di 850 quintali circa, mostrando una crescita dell’8% rispetto al 2020 e superiore dell’11% alla media del triennio precedente. Qualche differenza tra le rese si ravvisa fra Nord e Sud. Se nelle aree produttive a ridosso del Po ci si è fermati intorno agli 800 quintali per ettaro, al Centro-Sud sono stati raccolti oltre 910 quintali, secondo miglior risultato dell’ultimo decennio, di poco inferiore ai 934 quintali per ettaro registrati nel 2017.

Gli ettari in Italia

A livello nazionale, gli ettari coltivati a pomodoro da industria sono saliti dai 74.769 del 2020 ai 77.150 del 2021 (Istat). Su scala provinciale, Foggia risulta Regina incontrastata, coltivandone da sola circa 15mila, ovvero l’87,3% del totale regionale, pari questo a 17.170 ettari nel 2020 e a 17.190 ettari del 2021. La sola Foggia rappresenta quindi il 19,4% del dato nazionale, percentuale che sale al 22,3% includendo le altre province pugliesi: Brindisi, con 950 ettari, anch’essi rimasti costanti fra il 2020 e il 2021. Poi, il terzo gradino del podio regionale spetta alla provincia di Taranto con 450 ettari, anch’essi stabili, seguita da quella di Lecce, salita invece da 400 a 420 ettari fra il 2020 e il 2021. Di seguito, Barletta-Andria-Trani, con 260 ettari per entrambi gli anni, infine Bari con i suoi 110 ettari, anch’essi rimasti costanti. La forza delle produzioni pugliesi risiede soprattutto nel clima e nei terreni, particolarmente vocati entrambi a produrre tanto e, soprattutto, di qualità.
Quanto a ettari assoluti, però, è l’Emilia-Romagna a segnare il dato più alto, con gli ettari saliti da 25.833 a 27.498, equivalenti al 35,6% del totale nazionale. È Piacenza la prima provincia emiliano-romagnola con gli ettari cresciuti dai 10.183 del 2020 ai 10.631 del 2021, seguita poi da Ferrara (da 7.195 ettari a 7.732) e Parma (da 4.238 a 4.559). Terza regione italiana dopo Emilia-Romagna e Puglia, la Lombardia, calata dai 7.923 ettari del 2020 ai 7.535 del 2021. Ettari concentrati soprattutto nelle province di Mantova (scesi da 4.120 a 3.976 ettari) e di Cremona (scesi da 1.950 a 1.820 ettari).

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