Pomodoro da industria 2024: rese e prezzi
Colture | 29 luglio 2024

Pomodoro da industria 2024: rese e prezzi

Sul mercato del pomodoro da industria proseguono anche nel 2024 diverse incertezze che fanno da contrappeso alle comunque interessanti opportunità reddituali. I costi di produzione, per esempio, sono risultati in crescita per sementi e piantine, aumentando l’aggravio delle superfici investite a pomodoro da industria.

Inoltre, la siccità al Sud e gli eccessi pluviometrici al Nord hanno presentato conti diversi alle due differenti aree geografiche. Infine, anche la crescita delle importazioni sta influendo sulla campagna di trasformazione finalizzata alla produzione di concentrato di pomodoro, salse e altri prodotti industriali. Importazioni inferiori al percepito ma che comunque restano voce significativa dei volumi totali di prodotti finiti da immettere sui mercati agroalimentari.

L’importanza degli accordi quadro per il pomodoro da industria

Gli accordi quadro possono in tal senso stabilizzare i mercati agricoli interni, permettendo anche di orientare le scelte colturali con maggiore tranquillità. Di norma, questi accordi sono stretti a livello zonale, con specifici contratti sia per le aree di coltivazione del nord, sia per quelle centro-meridionali. Circa queste ultime, stando all’Associazione nazionale industriali conserve alimentari vegetali (Anicav), nel 2024 i prezzi medi di riferimento sono stati fissati in 150 euro alla tonnellata per il pomodoro tondo, prezzo che sale a 160 euro per il pomodoro lungo. Premiate con 30 euro alla tonnellata le produzioni biologiche, un 20% circa in più del prezzo medio previsto per le produzioni da agricoltura integrata.

Nel 2023, però, la resa dei pomodori coltivati secondo protocolli di agricoltura biologica è stata del 34% inferiore a quella del pomodoro da agricoltura integrata e per quanto il 2023 sia stato un anno molto difficile per il pomodoro da industria bio, anche la resa media quinquennale si è mostrata inferiore del 15%, fermandosi a sole 62,87 tonnellate su ettaro. A ciò vanno sommati i maggiori costi di produzione, quindi la scelta su quale disciplinare seguire va operata in modo particolarmente attenta, poiché il sovrapprezzo del 20% in più potrebbe non compensare le minori produzioni e i maggiori costi.

L’andamento dei prezzi rispetto agli anni passati

In chiave temporale, i correnti prezzi di riferimento per il Sud risultano migliori di quelli riconosciuti tramite analoghi accordi per l’anno 2022, quando le quotazioni si fermarono a 140 euro alla tonnellata per la tipologia lunga e a 130 euro alla tonnellata per la tipologia tonda. Un aumento di 20 euro che compensa però solo parzialmente gli aumenti nei costi di produzione.

Meno chiara la situazione per le aree produttive del Nord Italia, concentrate soprattutto nelle province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Cremona, pur essendo presente la coltura anche in altre province settentrionali. Nel 2023 l’accordo quadro raggiunto fissò il prezzo medio finale a 150 euro a tonnellata, quindi simile a quanto veniva riconosciuto al Centrosud. Nel 2024 la situazione è rimasta però nell’incertezza sino a luglio, con aspettative di prezzo almeno uguali a quelle dell’anno precedente.

A influire in tal senso potrebbero però giocare le avverse condizioni climatiche, particolarmente piovose, le quali hanno funestato ampie aree del settentrione sino a primavera inoltrata, ritardando i trapianti e inasprendo i programmi di difesa. Il calo previsto nelle rese potrebbe quindi influire sul prezzo finale concordato, ma al momento non è ancora possibile stabilire di quanto.

Stabilità come garanzia di reddito, ma non sempre

Generalmente, la stabilità delle contrattazioni e la sicurezza nei conferimenti sono variabili da tenere in alta considerazione quando si debba decidere cosa coltivare l’anno successivo. In tal senso il pomodoro da industria rappresenta da sempre una coltura interessante, proponendosi come reddito di punta nei piani rotazionali aziendali.

Le alternative sono infatti per lo più frumento e girasole, alle quali si aggiunge il mais al Nord. Quindi il pomodoro da industria fa da traino al reddito aziendale su base pluriennale. Ciò non di meno, talvolta l’assenza di contratti quadro può giocare persino a favore degli agricoltori, eventualità occorsa nel 2023 quando mancando un accordo sui prezzi medi di riferimento nelle aree centro-meridionali, le quotazioni del conferito arrivano a toccare persino i 200 euro alla tonnellata.

La qualità premia

Il prezzo medio di riferimento è però un punto di partenza dal quale possono essere sottratti o aggiunti alcuni punti percentuali in funzione degli aspetti negativi e positivi dei lotti conferiti. Per esempio, sempre stando ad Anicav, nel 2022 la presenza di corpi estranei comportava delle penalità di differente entità in funzione della presenza stessa: con inerti che partivano da un minimo dell'1% e fino a un massimo del 2% il prezzo medio di riferimento calava del 2%. Percentuale che poteva arrivare addirittura al 6% in caso gli inerti rappresentassero una percentuale del peso complessivo superiore al 4% e fino al 5%.

Analogamente, venivano penalizzate le presenze di bacche che mostrassero marcescenza, come pure non era ovviamente apprezzata la quota di pomodoro verde. Il prezzo veniva in tal caso diminuito proporzionalmente alla percentuale in peso delle due tipologie di scarto, con l’aggiunta di una ulteriore penalità del 2%. Tali penalizzazioni restano anche nel 2024, seppur leggermente diminuite.

Qualità in quantità

Proteggere le colture in modo efficace diminuisce la quota di scarto dovuto a marcescenze o altri danni, mentre una corretta nutrizione permette di aumentare la quota di bacche conformi alle richieste delle industrie. Considerando le rese per ettaro in quintali, i conti sulla Plv media sono presto fatti.

La resa media in campo al Nord Italia per il 2023 si è attestata su 71,88 tonnellate su ettaro, leggermente inferiore al dato quinquennale pari a 73,93 tonnellate su ettaro. I produttori più abili sono riusciti a superare le 80 tonnellate, spingendosi in alcuni casi record alle 100 per ettaro. Ai prezzi correnti alla tonnellata, ben si comprende come difesa e nutrizione della coltura debbano essere considerati investimenti altamente fruttiferi in ottica reddituale, consigliando la massima attenzione a entrambi i settori tecnici.

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