Sicilia: cuore del Mediterraneo
Colture | 01 settembre 2022

Sicilia: cuore del Mediterraneo

La Trinacria raccoglie in sé molteplici colture tradizionali e tipiche della cultura agricola italiana. Fra queste, agrumi e carciofi sono stati scelti come campioni rappresentativi dell'isola

Le arance,frutti simbolo dell’Italia che si affaccia sul Mediterraneo

Ciò per citare solo le principali colture agrumicole nazionali. Di queste, quasi 56mila ettari di aranceti sono in Sicilia, pari a due terzi del totale, producendo quasi 11mila tonnellate. A queste superfici si affiancano i 4.700 ettari di mandarini, i 2.200 di clementine e gli oltre 23mila ettari di limoni. Di questi ultimi, solo a Messina ve ne sono 8.500, i quali affiancano i tremila ettari di aranci e i mille di mandarini. Agrigento ed Enna risultano forti soprattutto per gli aranci, con rispettivamente 5.700 e 2.900 ettari. Ma la provincia Regina per gli agrumi resta Catania, con ben 25.500 ettari di aranceti, cioè quasi la metà di tutta l’Isola, cui si aggiungono i 4.700 ettari di limoni, i 1.200 ettari di mandarini e i mille di clementine. L’agrumicoltura è quindi vera locomotiva agricola della Regione, stando alla base di buona parte delle filiere agroalimentari che affondano le radici in Sicilia.

Non solo agrumi, la Sicilia vanta una riserva locale di varietà di carciofi

Ma non solo con gli agrumi la Sicilia si è fatta apprezzare sulle tavole del mondo, grazie a una buona riserva di varietà locali e tipiche di carciofi che da sempre rappresentano la base di una molteplicità di ricette tradizionali. Fra i molti, spiccano per esempio il carciofo violetto ramacchese, il carciofo spinoso di Menfi, il carciofo spinoso palermitano e quello spinoso di Cerda. Questi fanno parte a loro volta di una superficie complessiva coltivata pari a oltre 14mila ettari, rappresentando il 38,5% dei 36.700 ettari italiani. Le prime provincie in tal senso sono Caltanissetta (5.000 ha), Agrigento (4.400 ha), Catania (2.000 ha) e Palermo (1.230 ha).
Della famiglia delle composte il carciofo (Cynara scolymus) viene apprezzato per lo meno dall'epoca degli antichi Romani. Non a caso, lo stesso nome deriverebbe dall’abitudine di coltivare l’ortaggio su terreni concimati con la cenere, per lo meno stando alla leggenda narrata da Lucio Giunio Moderato Columella (4 dC – 70 dC), scrittore romano noto per i suoi scritti sul tema dell’agricoltura. Più probabilmente deriva dal nome in greco antico comunemente attribuito a diverse piante corredate di spine. Il nome comune “carciofo” deriverebbe invece dall'arabo "harsciof", da cui discenderebbe anche il termine spagnolo "alcachofa".

(Dati Istat 2020)

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