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La Flavescenza dorata è una grave patologia della vite, causata da un fitoplasma appartenente alla classe dei Mollicutes. L’agente eziologico è cioè un batterio e come tale incurabile con gli agrofarmaci attualmente a disposizione degli agricoltori. A veicolare il fitoplasma di pianta in pianta è una cicalina, ovvero Scaphoideus titanus, noto anche e più semplicemente come Scafoideo. Questa cicalina risulta originaria dell'America settentrionale ed è giunta in Europa nei primi anni ’70, colpendo duramente diverse aree viticole.
In Italia le sue proliferazioni hanno moltiplicato le infezioni del patogeno, il quale ha causato danni ingenti soprattutto al Nord Italia, nella fattispecie in Piemonte, nell’Oltrepo pavese e piacentino, come pure in Triveneto ed Emilia Romagna. La severità del fenomeno produsse il Decreto Ministeriale n. 32442 del 31 maggio 2000, il quale sanciva la lotta obbligatoria contro Scafoideo, nel tentativo di arginare la malattia contrastando l’insetto vettore.
Questo compie infatti il proprio ciclo biologico esclusivamente sulla vite, prelevando linfa infetta dalle piante malate e trasferendo poi il fitoplasma in quelle sane su cui si sposterà in seguito.
La schiusura delle uova, deposte nei tralci, avviene generalmente a partire da metà maggio, ma essendo molto scalare si può protrarre sino a fine giugno – primi di luglio. Il picco di schiusure si ha solitamente verso metà giugno, ma negli ultimi anni si stanno contabilizzando in campo le neanidi L2 già a fine maggio, rendendo da subito necessario un attento monitoraggio dell’insetto.
Dopo due stadi come neanide e tre di ninfa, gli adulti compaiono tra fine giugno e inizio luglio, prolungando la propria presenza sino in autunno. I primi stadi non risultano infettivi, richiedendo però i più opportuni trattamenti per ridurre la popolazione del parassita prima che divenga ricettivo per il fitoplasma e quindi pericoloso per le viti limitrofe.
Dal punto di vista agronomico è necessario innanzitutto selezionare materiale vivaistico sano, esente da Flavescenza. Inoltre, si deve espiantare tempestivamente l’intera pianta di vite quando manifesti i sintomi della malattia, ovvero le colorazioni anomale delle foglie, giallo-dorate nelle varietà a bacca bianca, rosso-violacee in quelle a bacca rossa. Pure è indispensabile che non vi siano piante di vite abbandonate nei dintorni dei vigneti in produzione.
Come prassi si effettua un’applicazione insetticida quando siano predominanti in vigneto le neanidi di seconda età e le ninfe di prima, ovvero i primi tre stadi di sviluppo dell’insetto. In seguito, sulle ninfe di quarta e quinta età, in presenza dei primi adulti, si applica un secondo insetticida a completamento del programma. In casi di infestazioni particolarmente gravi, possono poi essere necessari altri interventi in piena estate, al fine di estinguere gli adulti di Scafoideo anche per minimizzare le ovideposizioni sulla vite.
Altra pratica utile a contrastare la diffusione dell’insetto vettore è quella della spollonatura. Questa riduce infatti l’area vitale in cui l’insetto può annidarsi, rendendo al contempo più efficaci i trattamenti insetticidi, realizzabili a piena chioma in modo più mirato.
Fra le soluzioni disponibili sul mercato, Epik® SL, a base di acetamiprid, e Trebon® UP, contenente etofenprox, rappresentano il binomio vincente per il controllo dell’insetto vettore. Ciò grazie al differente modo d’azione dei due insetticidi, usando sequenzialmente i quali si può contrastare la proliferazione di Scafoideo e quindi della Flavescenza dorata.
Forte di una elevata costanza di risultati nel tempo e in diverse aree viticole, Epik® SL si evidenzia quale candidato ideale per il primo dei due trattamenti indicati, da effettuarsi indicativamente verso metà giugno. La sua sistemia consente infatti di raggiungere anche gli individui non colpiti direttamente dall’applicazione, abbassando la popolazione di Scafoideo prima che i primi individui divengano infettivi.
Oltre che su Scafoideo, il nostro insetticida si è confermato negli anni efficace anche nei confronti di altri Cicadellidi della vite, quali Empoasca vitis, Zygina rhamni e Hyalesthes obsoletus, nonché su cocciniglie come Planococcus ficus. Due le applicazioni annue ammesse su vite con Epik® SL, alla dose di 1,5-2 litri per ettaro.
Data però l’elevata scalarità dell’insetto, non è possibile controllarlo con un solo intervento per stagione. Per tale ragione è necessario applicare insetticidi caratterizzati da meccanismi d’azione differenti rispetto ad acetamiprid.
In tal senso la soluzione ottimale per proseguire i programmi di difesa è Trebon® UP, a base di etofenprox. Su Scaphoideus titanus Trebon® UP spicca per velocità di azione e la sua efficacia sugli adulti ne fa la soluzione ideale per la seconda ribattuta, da metà giugno a inizio luglio. Per le medesime ragioni, appare ideale anche per eventuali applicazioni estive contro gli adulti.
In tal caso si sfrutta la maggiore selettività di etofenprox nei confronti dei fitoseidi rispetto ad altre sostanze attive utilizzate in queste fasi, come per esempio gli insetticidi piretroidi. Rispetto a questi, inoltre, etofenprox sopporta meglio le temperature elevate del periodo.
La dose di impiego è pari a 50 millilitri per ettolitro di acqua o, espressa sull’unità di superficie, a 500 millilitri per ettaro. Anche Trebon® UP può essere utilizzato su vite per un massimo di due applicazioni all’anno.
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