La corretta nutrizione del riso seminato in asciutta
Colture | 05 marzo 2023

La corretta nutrizione del riso seminato in asciutta

Gli orientamenti agronomici per la gestione del riso sono profondamente cambiati negli ultimi trent’anni, con nuove tecniche colturali che si sono espanse soprattutto negli ultimi 10-15. È infatti in questo lasso temporale che si sono moltiplicate le restrizioni normative quanto all’impiego di erbicidi e fungicidi su riso, restrizioni parallelamente aggravate dalla crescita di resistenze fra le erbe infestanti. Più recentemente, la crisi idrica ha sollevato questioni anche sulla possibilità di ridurre i volumi complessivi di acqua da impiegare in risaia.  

Fra le tecniche più dirompenti in tal senso spicca la semina in asciutta, nota anche come semina a file interrate. La semina del riso viene in tal senso approcciata in modo simile a quello di altri cereali a paglia, con i semi posti a dimora alla profondità di 2-3 centimetri, utilizzando le comuni seminatrici di precisione in linea.  

A oggi si contabilizza oltre il 50% delle superfici italiane a riso seminate in tal modo, con 125mila ettari su 230mila circa in cui i semi del riso vengono posti a dimora senza sommersione delle risaie. Ciò ha modificato sia gli approcci tecnici ai diserbi, sia per quanto riguarda la nutrizione.  

La gestione dell’acqua nel riso seminato in asciutta

La tecnica della semina a file interrate prevede l’allagamento successivo del riso quando esso raggiunga lo stadio di 3-4 foglie, mantenendo poi il livello dell’acqua fra i 5 e i 7 centimetri almeno fino allo stadio di pieno accestimento. Da lì il livello salirà fra i 12 e i 15 centimetri, alternando periodi di asciutta atti a consentire le pratiche fitosanitarie e nutrizionali. Ciò fino ad alcune settimane prima della raccolta, quando l’acqua dovrà progressivamente essere eliminata dalle camere per consentire l’ingresso delle macchine agricole necessarie alla raccolta.  

Le esigenze nutrizionali del riso

Il supporto nutrizionale richiesto dal riso cambia da zona a zona, variando i tipi di terreno. Ma anche da varietà a varietà, dipendendo in buona parte dalla lunghezza del ciclo produttivo e dalle rese finali attese. In generale, anche nelle risaie vale quindi la necessità di valutare puntualmente il da farsi, meglio se con il supporto di agronomi competenti. L’obiettivo ultimo è infatti quello di stilare i più opportuni ed equilibrati piani di concimazione.  

Il riso deve infatti avere una partenza il più pronta possibile, soprattutto se seminato in asciutta. Ciò perché l’assenza di acqua non permette di sfruttare le migliori condizioni termiche apportate proprio dalla sommersione. Partenza pronta non vuole però dire sviluppo eccessivo, poiché un eccessivo rigoglio vegetativo iniziale, causato soprattutto da eccessi azotati, espone più facilmente i tessuti vegetali della coltura agli attacchi di patogeni quali il Brusone.  

A ciò si aggiungano anche gli aspetti ambientali, sia nelle risaie, sia nell’ecosistema in genere. Eccessi nutrizionali, soprattutto per azoto e fosforo, inducono proliferazioni algali che divengono nocive per la coltura stessa, come pure aumentano il grado di eutrofizzazione delle acque in uscita dalle camere.

Parola d’ordine: equilibrio fra nutrienti

Il primo passo da compiere, come regola generale, è la valutazione della disponibilità di nutrienti, risaia per risaia. La somministrazione dei concimi dovrà infatti essere tale da compensare solo le asportazioni dovute alla coltura, senza mai eccedere con le dosi. Il tutto a vantaggio dell’ambiente, della coltura e dei bilanci aziendali. Mediamente, le asportazioni di elementi nutritivi, calcolate per quintale di granella raccolta, sono di: 

Azoto (N): 1,8-2,1 kg. 

Fosforo (P2O5): 0,6-0,8 kg. 

Potassio (K2O): 2,3-2,8 kg. 

Calcio (CaO): 0,5 kg kg. 

Magnesio (MgO): 0,6 kg. 

Il ruolo di azoto, fosforo, potassio, calcio e magnesio

Azoto: l’assorbimento dell’azoto da parte del riso avviene più lentamente nelle prime fasi vegetative, aumentando poi durante le fasi di levata e spigatura, arrivando a toccare i 6-7 kg/ha di azoto assorbito giornalmente. Nella soluzione circolante, a risaia ormai sommersa, la forma ammoniacale (NH4+) è la più abbondante e facilmente assimilabile dalle piante. La forma nitrica (NO3–) è invece favorita dalla presenza di ossigeno, ovvero quando la risaia non è sommersa.  

Potassio: questo elemento rientra in decine di differenti enzimi alla base del metabolismo del riso. Una sua adeguata disponibilità migliora la fase di accestimento e, successivamente, aumenta anche la taglia delle piante. Inoltre, rientra nei meccanismi di controllo stomatico, come pure aumenta la resistenza delle piante ai patogeni e all’allettamento. Quantitativamente, il potassio assorbito dalla coltura durante il ciclo produttivo risulta molto superiore al fosforo ed equivale, se non addirittura supera, anche quello dell’azoto. Vanno comunque evitati gli eccessi di potassio, poiché ciò influisce negativamente sull’assorbimento di magnesio (Mg+) e calcio (Ca++). Nella maggioranza dei casi, la distribuzione dei concimi potassici, cloruro (KCl) e solfato (K2SO4), avviene subito prima della semina. Possono poi seguire distribuzioni in copertura all’inizio della differenziazione della pannocchia, abbinate a concimi azotati. 

Calcio e magnesio: elementi preziosi, ma richiesti e assorbiti in quantità minori rispetto ai tre macroelementi NPK. In caso di carenze nel terreno queste vanno colmate con somministrazioni in presemina, dando la disponibilità piena di entrambi gli elementi fin dal principio. Il loro assorbimento tenderà infatti a decrescere con il proseguimento delle diverse fasi fisiologiche del riso.  

Fosforo: i vantaggi della Linea Umostart

Un elemento che merita particolare attenzione è il fosforo. Il riso ha infatti un’elevata capacità di ridistribuire nella pianta il fosforo assorbito durante le prime fasi del ciclo produttivo. Questo elemento è di primaria importanza, poiché rappresenta uno dei costituenti delle lecitine e delle nucleoproteine, sostanze che ricoprono ruoli fondamentali soprattutto a livello di qualità delle cariossidi. Le condizioni fisico-chimiche realizzate dalle diverse fasi di sommersione aumenta la disponibilità di fosforo, riducendosi il fosfato ferrico nel più solubile fosfato ferroso. Il modo più efficiente per sciogliere nella soluzione circolante del terreno non sommerso, cioè durante le prime fasi di crescita della radice, una quantità ottimale di fosforo, di azoto e di microelementi, è quello di applicare nel solco di semina i concimi microgranulari Umostart. Questi sono infatti programmati per assecondare perfettamente le curve di assorbimento di questi elementi nutritivi nelle prime fasi. L’applicazione del prodotto in modo localizzato, esattamente nel solco di semina, avviene tramite appositi kit montati sulle seminatrici a file. Si ottiene così il benefico “effetto starter” che velocizza le prime fasi del ciclo produttivo e compensa lo svantaggio di non contare sul volano termico offerto dalla semina in sommersione. In tal senso appaiono consigliabili dai 20 ai 40 kg/ha di Umostart Super Zn (, microgranulare contenente 11% di azoto, 50% di anidride fosforica e 1% di zinco o di Umostart Cerealis contenente 10% di azoto, 43 di anidride fosforica, 5% di anidride solforica e 1% di zinco.  L’ulteriore vantaggio della applicazione degli Umostart è che l’accelerato sviluppo della radice nella fase di asciutta la rende più tollerante allo stress causato dalla sommersione (la radice rimane più vitale e attiva) e dal diserbo. 

I benefici di una corretta concimazione del riso

Operando al meglio le concimazioni, si potranno quindi ottenere i seguenti vantaggi:  

  • Massimizzazione delle rese. 
  • Migliore qualità del raccolto. 
  • Minimizzazione delle fisiopatie e dei costi aziendali. 

Quantità di concimi necessarie alla coltura

Passando agli aspetti più squisitamente operativi, vanno infine stimati gli apporti di concime da somministrare in campo. Come detto, ogni varietà e ogni appezzamento ha caratteristiche diverse. Ciò fa sì che non esistano dosi univoche dei diversi elementi da somministrare al riso. Indicativamente, si possono però stimare le somministrazioni che seguono, per lo meno riguardo ai tre macroelementi NPK (azoto, fosforo e potassio). I valori sono espressi per chili a ettaro: 

Azoto: la forbice di somministrazione di azoto spazia per lo più fra i 130 e i 150 kg/ha. 

Fosforo: elemento necessario soprattutto nelle prime fasi del ciclo colturale, il fosforo deve essere distribuito in ragione di 70-80 kg/ha. 

Potassio: come detto, il riso è particolarmente avido di potassio, richiedendone anche più dell’azoto, ovvero fra i 150 e i 160 kg/ha.  

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